Ti è mai capitato di guardare un acquario e
di pensare a che vita triste deve essere quella di quei pesci?
Una sfera di vetro per i più sfortunati e pochi metri cubi d'acqua per coloro che, invece, hanno avuto più fortuna, magari quella di allietare un ristorante, un salotto privato o un ufficio.
I pesci dell'acquario non sono minimamente consapevoli, per la maggior parte dei casi, che fuori dal loro limitato ecosistema esiste un mondo ben più vasto e se nati in cattività non avranno neanche un piccolo ricordo cellulare del mare aperto.
Ma capita a volte che un pesciolino, magari il più piccolo, quello meno appariscente, meno spettacolare, inizi a rivolgere l'attenzione dalla vasca al mondo fuori…
A volte quel pesciolino ci guarda, si accorge della nostra presenza, è consapevole che fuori dal suo piccolo mondo c'è altro.
E forse quel pesce inizierà a porsi una domanda:
qual è il senso della mia vita?
E magari potrebbe pensare che per trovare il proprio senso
dovrebbe muoversi lontano
da quel mondo limitato da pareti di vetro e
ciò farebbe sorgere una seconda domanda:
come trovo una via d'uscita?
So che ciò che sto per dirti ora è forte e non è piacevole da sentir dire ma ognuno di noi è racchiuso nel suo acquario personale; a delimitarlo non sono pareti di vetro ma idee, credenze, impressioni del passato, traumi irrisolti o apparentemente risolti, vite pregresse, cultura, religione, educazione ricevuta e chi più ne ha più ne metta.
E spesso siamo così identificati con il nostro acquario da credere che sia il migliore, fino anche a poter uccidere pur di difenderlo da chiunque cerchi di minarne le certezze.
Prova ad osservare la tua vita, il suo ritmo sempre uguale, la tua posizione nell'ecosistema sociale, i rapporti con chi è sopra e sotto di te rispetto ad una scala gerarchica sociale, familiare, relazionale; prova a percepire come nel tuo specifico contesto una tua scelta diversa dal solito rappresenterebbe un cambio di paradigma per l'intero sistema.
Ed è proprio l'interconnessione con tutto quello che hai intorno che ti spinge a perpetrare giornalmente le azioni che ti competono senza modificarle mai, anche quando il loro scopo è mantenere il sistema a tuo discapito, senza che esse ti provochino la minima soddisfazione.
Ma se qualcosa dentro di te iniziasse a chiedersi:
che senso ha la mia vita?
E poi ancora, se fosse seguita da un'altra domanda come da un'eco:
qual è la via d'uscita da tutto questo?
Ti do una notizia di qualcosa di cui ho fatto esperienza in prima persona: quando inizi a farti queste domande vuol dire che il processo di risveglio della tua coscienza è iniziato e che non potrai più tornare indietro, forse potrai fingere, tacitare le domande ma nulla sarà più lo stesso per te.
Allora ti auguro di non fartele mai queste domande perché il risveglio è doloroso, perché “la consapevolezza porta sofferenza” e se avrai la sfortuna di risvegliarti allora ti auguro di avere accanto qualcuno che possa aiutarti a trovare la tua strada.
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SelfYology: Cerchio di Alchimia Interiore